Questa tesi, dedicata ad analizzare il carattere storico dei processi di mediazione della percezione e del pensiero umano a partire dalle ricerche di Vilém Flusser su una nuova forma di idolatria riscontrabile nella società contemporanea, si muove da tre presupposti. Il primo è che Vilém Flusser sia non solo degno di essere studiato, ma sia un autore le cui teorie sull’idolatria e sulla mediazione possono risultare di grande interesse e attualità. Gli studi su Flusser, pochi in Italia, ma numerosi all’estero, tendono a trascurare un concetto – quello di idolatria – che si rivela essere un filo rosso che si dipana dai suoi primi scritti sulla religiosità fino agli ultimi sugli apparati e la comunicazione. Il secondo presupposto è che con critica dell’idolatria non si intenda un’opposizione frontale ma, come vorrebbe ogni buona critica, una perlustrazione genealogica del concetto. Prima ancora di capire chi è idolatra, è importante capire chi dice idolatra. Nella nozione di idolatria è implicito un atto d’accusa che impedisce di usare il termine in modo semplicemente descrittivo, come si può fare per quello che erroneamente è spesso considerato il suo opposto, l’iconoclastia. La condanna di idolatria ci dice molto di più su chi accusa – sulla sua nozione d’alterità e su ciò che pensa della mediazione – che su chi è accusato. Uno dei primi compiti di una critica dell’idolatria sarà quello di distinguere i diversi usi del termine e così distinguere le diverse prospettive degli “accusatori”. Al di là delle varie accezioni, tuttavia, si può individuare nel concetto stesso di idolatria un’ambiguità ineliminabile: il culto delle immagini è sempre anche culto degli idoli e viceversa. Il problema dell’idolo, il dio non rivelato ma fatto da mano umana, comporta quello della visibilità, e il problema dell’immagine, simulacro illusorio, comporta quello della produzione. In altri termini, il problema della tecnica e quello dell’immagine sono intimamente legati sin dalle prime emergenze del concetto di idolatria. Il terzo assunto è che scrivendo dell’idolatria nell’epoca dei nuovi media si sta rendendo omaggio al saggio sull’opera d’arte di Walter Benjamin. Non è una citazione fine a se stessa: significa condividere quei presupposti teorici. Parlare di qualsiasi cosa «nell’epoca di» sottintende che in un’altra epoca quella cosa doveva essere diversa. Lo si può intendere nei termini di una storia delle idee, per cui un concetto si trasforma nel tempo e va compreso nel contesto in cui si è formato. Ma in questa ricerca l’espressione «nell’epoca di» si deve intendere in senso forte: si tratta dell’ipotesi secondo cui, con il variare di certe condizioni storiche, si trasformano anche i modi della percezione e le forme del pensiero. Significa presumere che il medium in cui la percezione ha luogo (e di conseguenza il pensiero che su questa percezione si basa) sia condizionato storicamente. Il prospettivismo è la condizione di una teoria dei media che non sia una teoria dei mezzi. L’uso del termine media che si fa nel titolo, come nel resto della tesi, è anche da intendere in senso benjaminiano, come plurale di medium: non uno strumento neutro, un mezzo, che possa essere impiegato per veicolare qualcosa che esiste già autonomamente, ma la condizione di possibilità di ciò di cui è medium. Ciò in cui e non attraverso cui qualcosa si dà – come il linguaggio per il pensiero. I nuovi media sarebbero nuovi linguaggi, nuovi codici, come usa dire Flusser. Nella sua opera il termine media quasi non compare, se non per indicare gli apparati di distribuzione dell’informazione: preferisce parlare di codici, supporti, apparecchi e apparati. È evidente, però, che evita l’uso del termine media proprio perché a suo parere richiama l’idea di un veicolo. Al contrario, un termine a cui ricorre spesso è mediazione. Mediare significa per Flusser costruire ponti: operazione necessaria e molto delicata. La tesi è suddivisa in due parti principali, precedute da un’introduzione e due premesse. La prima intende essere una guida per chi voglia usare Flusser come guida: non una generica introduzione al suo pensiero, ma un avvertimento riguardo le difficoltà e le opportunità che sono implicate nella lettura di Flusser. Per fare un lavoro accademico su un autore non accademico sono necessari alcuni accorgimenti, di cui è bene dare conto al lettore: l’antiaccademismo, il plurilinguismo e l’interdisciplinarità di Flusser richiedono allo studioso che voglia lavorare sul suo pensiero un lavoro particolare sulla bibliografia, sulla traduzione e sui confronti testuali. La seconda premessa, invece, ripercorre lo stato dell’arte e intende essere sia uno strumento per chi volesse eventualmente approfondire alcuni aspetti di questa ricerca, sia un inquadramento preliminare del problema, che permetta al lettore di orientarsi in un percorso non sempre lineare. Lo studio delle occorrenze del termine idolatria nell’opera di Flusser mostra l’importanza del concetto e permette di riconoscere come questo abbia accompagnato l’evoluzione del suo pensiero, la ricerca sulle sue fonti e sulla bibliografia secondaria mette sul tavolo le risorse a nostra disposizione. La prima parte della tesi è dedicata a una ricognizione dei principali usi del concetto di idolatria e si svolge in modo autonomo rispetto alle teorie di Flusser: quando è possibile si prendono in considerazione i suoi testi che dialogano con gli autori trattati, quasi sempre ci si confronta con le sue fonti, altrimenti si fa riferimento agli studi più autorevoli sul tema. Il primo breve capitolo è dedicato al divieto di farsi immagine e al concetto di idolatria che è implicito in questo divieto. Il secondo analizza brevemente il concetto platonico di eidolon, distinguendolo da quello di eikon e poi mostrando somiglianze e soprattutto differenze tra la concezione greca di immagine e quella ebraica di idolo. Nel terzo capitolo si analizzano le poche ma decisive riflessioni sull’idolatria nelle lettere di Paolo, tentando di mostrare la svolta radicale che il cristianesimo ha prodotto nel pensare la mediazione, per poi indagare, grazie agli studi di David Flusser e di René Girard, il modo in cui i Vangeli fanno riferimento al rapporto tra interno ed esterno. Il quarto capitolo cerca di mostrare come il cambio di prospettiva inaugurato dal cristianesimo sia stato elaborato dai Padri della chiesa, in particolare da Tertulliano e Agostino, in una vera e propria teoria filosofica e semiotica dell’idolatria. Nel quinto capitolo si segue il lungo percorso che ha portato alla nascita e all’accettazione dell’immagine cristiana, passando per la crisi iconoclasta, offrendoci un esempio di come una certa critica dell’idolatria possa convivere con una teoria della mediazione e in certi casi anche dare vita a una pratica dell’immagine non idolatrica. La seconda parte della tesi, che segue da più vicino il pensiero di Flusser, sempre confrontandolo con quello degli autori con cui dialogava e che leggeva, è dedicata a perlustrare i diversi gradi di mediazione tecnica tra interno ed esterno. Contrastando tanto l’ingenuità idolatrica di chi ritiene che i media siano strumenti neutri, quanto l’ingenuità iconoclasta di chi rifiuta ogni mediazione perché crede nella possibilità di un’assoluta immediatezza, Flusser ritiene che gli esseri umani siano già sempre mediati. Ma la mediazione è per definizione mutevole, è adattamento, apertura a rimediazioni sempre nuove. È proprio in questi momenti di passaggio, in queste riarticolazioni dell’universo mediale, che emergono forme di idolatria: è avvenuto con la crisi della funzione cultuale dell’immagine nell’antichità, sta avvenendo oggi con la crisi della funzione informativa della scrittura. Il primo capitolo della seconda parte, che funge da cerniera con la prima, presenta la concezione della storia di Flusser, ponendola in relazione con i suoi presupposti teologici: le periodizzazioni in base a cui organizza la sua teoria delle mediazioni sono comprese alla luce della sua visione della storia. Il secondo capitolo rilegge la teoria dei gesti di Flusser come un tentativo di elaborare un’antropologia del corpo, che starebbe alla base delle sue riflessioni sulla mediazione. Segue nel terzo capitolo un’antropologia della tecnica che, sulla base della teoria dell’esteriorizzazione di Leroi-Gourhan, ripercorre non solo le trasformazioni della tecnica (dagli strumenti, alle macchine, agli apparati), ma anche quelle delle forme di vita tecnica: l’estensione protesica degli esseri umani fa pensare a sistemi di natura mista, che mettono nuovamente in discussione la distinzione tra interno ed esterno. Il quarto capitolo è dedicato alle modalità con cui scrittura e immagine rimodellano e informano il pensiero: il paradigma “oralità-scrittura” proposto da Ong e McLuhan è confrontato con quello “superficie-linea” elaborato da Leroi-Gourhan, mostrando come il modello proposto da Flusser permetta di accogliere gli aspetti più convincenti di entrambi i paradigmi. Il quinto capitolo, che funge da conclusione, riprende le teorie di Flusser sull’idolatria, inserendole nel contesto delle riflessioni sui media: l’idolatria si rivela essere un malfunzionamento dell’immaginazione, intesa come capacità di gestione del processo di mediazione, distinguendosi così dalle concezioni apocalittiche di Anders e Baudrillard. Nel corso della seconda parte, i concetti di estraniazione, mediazione ed effetto di ritorno (Rückschlag) utilizzati da Flusser, sono riportati a una dialettica tra esternalizzazione e interiorizzazione: agendo su ciò che sappiamo avere un effetto su di noi, stiamo spostando all’esterno l’organizzazione del nostro pensiero. Guadagniamo la capacità di «manipolare le nostre categorie» e al...
Autore:
RESTUCCIA, FRANCESCO
Titolo:
Vilém Flusser critico dell'idolatria nell'epoca dei nuovi media [Tesi di dottorato]
Abstract:
Note:
diritti: info:eu-repo/semantics/openAccess
In relazione con info:eu-repo/semantics/altIdentifier/hdl/11573/1091652
Autori secondari:
GUASTINI, DANIELE
VELOTTI, Stefano
Valutatori esterni: A. Somaini, M. Guerri
DONATELLI, Piergiorgio
VELOTTI, Stefano
Valutatori esterni: A. Somaini, M. Guerri
DONATELLI, Piergiorgio
Classe MIUR:
Settore M-FIL/04 - - Estetica
Tesi di dottorato. | Lingua: Italiano. | Paese: | BID: TD18044456
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