La presente tesi persegue l’obiettivo di chiarire la portata e l’incisività della del divieto di nova in appello, rectius dell’interdizione a dedurre nuove prove. La necessità di questo chiarimento discende dalla rilevanza pratica della questione, dall'intervento di molteplici riforme e dalla complessità del dato normativo. Considerato che il divieto di nova può essere concepito come una vera e propria decadenza, l’approccio che si suggerisce è quello di valorizzare il ruolo assunto dal fenomeno preclusivo all'interno del processo. La ricerca muove i propri passi da una rilettura delle teorie chiovendiane di preclusione al fine di valorizzare l’evoluzione normativa ed interpretativa subita dal fenomeno; in un secondo momento, individuati i tratti essenziali di ciascuna fonte preclusiva, si è ricondotta la disciplina dei nova ad un’ipotesi di preclusione da tardività. Questa specificazione contribuisce a identificare il significato di “novità” del mezzo istruttorio chiarendo la differenza tra la prova “nuova” e quella “non nuova”. Successivamente, dagli esiti della ricerca è emerso che, mentre le prove “nuove” sono assoggettate al divieto di novum probatorio, quelle “non nuove” sono anch'esse interdette, ma dall'operatività di differenti fonti preclusive. Infine, all'interno della fattispecie della prova “nuova”, si è delineata l’esistenza della sottocategoria delle prove “nuove, ma non tardive” che sono liberamente introducibili in grado d’appello. Tornando, invece, alle prove “nuove” soggette a decadenza, la parte conclusiva dell’analisi dell’ordinamento domestico si è concentrata sulle deroghe alla preclusione; nello specifico, adottata una concezione permissiva di novità, si è suggerita una rivisitazione della portata delle singole eccezioni al divieto. Al di là delle specifiche ipotesi dei giuramenti, si è optato – da un lato – per una concezione oggettiva, ma relativa, della deroga della rimessione in termini e – dall'altro – per una lettura restrittiva della deroga della prova indispensabile. L’ultima parte della tesi si sofferma, invece, sull'ordinamento francese per addivenire a talune conclusioni comparatistiche. L’appello francese, sebbene costituisca un’impugnazione similare a quella italiana, gode della particolarità di essere una voie d'achèvement, uno strumento di completamento e definizione della lite. Come emerso, tale caratteristica discende soprattutto dal peculiare atteggiarsi dell’effetto devolutivo nella disciplina del gravame; all'esito dell’analisi, si è concluso che l'appel è caratterizzato dall'assenza del divieto di nova e da una completa apertura a nuove prove. Tali caratteristiche non devono, però, ingannare l’interprete: la differenza non discende da una specifica transigenza del legislatore francese, ma da una diversità più radicata che si fonda su principi estranei all'ordinamento italiano.
Autore:
PIROTTA, GIACOMO
Titolo:
Il divieto di novum probatorio in appello [Tesi di dottorato]
Pubblicazione:
Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019-07-18
Abstract:
Note:
diritti: info:eu-repo/semantics/openAccess
In relazione con info:eu-repo/semantics/altIdentifier/hdl/10281/241305
Autori secondari:
VANZ, MARIA CRISTINA
Classe MIUR:
IUS/15 - - DIRITTO PROCESSUALE CIVILE
Tesi di dottorato. | Lingua: Italiano. | Paese: | BID: TD20012673
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